Fobia della sala operatoria, cosa fare per placare l’ansia
Nella vita capita di avere paura di ciò che non si conosce. In campo medico, ad esempio, l’anestesia è una delle procedure che causa più ansia alle persone. Una persona su quattro, secondo un’indagine della Società degli Anestesisti Americani (ASA), rimanda l’operazione per paura dell’anestesia. Una persona su tre ha dichiarato di temere più l’anestesia dell’operazione. Eppure, le tecniche anestetiche hanno raggiunto uno standard di sicurezza mai visto prima.
In generale, il tavolo operatorio è da sempre fonte di ansia e preoccupazione, nonostante a differenza di trent’anni fa – quando i farmaci e gli strumenti a disposizione erano contati e limitati – la tecnologia in campo medico, ma anche robotico e informatico, permette all’equipe chirurgica il controllo preciso (e in tempo reale) su tutto ciò che accade al paziente.
I moderni sistemi di monitoraggio, infatti, consentono di stabilire, registrando l’attività cerebrale, se il paziente è anestetizzato a sufficienza, per evitare che si svegli prima del previsto, oppure di capire, in base alle variazioni dell’elettrocardiogramma, se durante le fasi dell’intervento il paziente sente dolore.
Per ridurre il rischio clinico negli interventi e casi di malasanità, che in alcuni casi sono dipesi da distrazioni e dimenticanze dovute alla confidenza della routine, la maggior parte di cliniche e strutture sanitarie, pubbliche e private, sta informatizzando la check list di sala operatoria, un protocollo di verifiche e controlli che l’equipe – formata da chirurgo, anestesista e infermieri – deve eseguire prima, durante e dopo l’intervento sul paziente, sugli strumenti utilizzati e sui farmaci somministrati.
Eppure ansia, paura e agitazione prima dell’intervento sono per alcune persone un’esperienza ancora traumatica, che può avere conseguenze psicologiche anche dopo il ritorno a casa. Secondo uno studio apparso sulla rivista inglese British Journal of Anaesthesia, i più ansiosi sarebbero donne e bambini.
Come combattere la paura prima dell’intervento
Nei giorni che precedono l’operazione l’ansia si combatte con coraggio e forza di volontà. Fondamentale il rapporto con il proprio medico di famiglia: sempre più si fa affidamento sulle macchine e sulla loro intelligenza ma il fattore umano anche in questo campo resta fondamentale. La sensibilità e l’umanità del dottore spesso fa la differenza nel tranquillizzare e trasmettere fiducia a chi sarà operato. Parlare con lui o direttamente col chirurgo che eseguirà l’intervento serve per chiarire dubbi o perplessità ed essere rassicurati. Domandare è lecito, senza paura di sembrare insistenti o di fare brutta figura con quesiti e paure banali. Un atteggiamento positivo aiuta ad arrivare sereni al giorno fatidico: meglio informarsi e immaginarsi guariti e sorridenti dopo l’operazione, piuttosto che pensare ai fastidi e dolori che inevitabilmente arriveranno durante il decorso. Tutto è questione di tempo e tutto passerà. Per questo il legame di fiducia col medico, che dev’essere un punto di riferimento per ogni suo paziente, rappresenta un baluardo contro la tensione.
Per alcuni l’idea di finire sotto i ferri non è soltanto un ansia ma una vera e propria fobia. Ricerche di settore hanno dimostrato che un sostegno psicologico nell’imminenza dell’operazione spiana la strada verso un decorso con meno complicazioni. In questi casi è utile consultare uno psicologo psicoterapeuta per valutare il problema. Le fobie, generalmente, rispondono bene alla terapia breve.
Ad ogni modo, prima dell’intervento, il paziente non viene immediatamente portato in sala. Dovrà attendere una ventina di minuti durante i quali gli sarà somministrato un sedativo con dosaggio personalizzato per ridurre l’ansia.
Dopo l’intervento è ancora più probabile che si vivano stati d’ansia o di spossatezza, perché tutte le energie mentali sono state spese per affrontare l’operazione. Anche la convalescenza domestica, soprattutto per le persone che lavorano e fanno un mestiere dinamico e creativo, può causare ulteriori preoccupazioni, lecite ma comunque risolvibili con psicoterapia, yoga e, ovviamente, il calore di familiari e amici. L’importante, dicono gli esperti, è non chiudersi in se stessi e nelle proprie paure.