Soprattutto con l’avanzare dell’età, è importantissimo assumere le quantità giuste di
vitamina D.
Le donne in particolare possono ricorrere all’integrazione in determinate fasi della
loro vita o nei periodi dell’anno in cui scarseggia l’esposizione alla luce solare.
Esporsi quotidianamente ai raggi solari, con la giusta protezione, è il mezzo indicato
per assumere la quantità di vitamina D necessaria, ma non tralasciamo l’utilizzo di
integratori che possono supplire alla carenza di luce del sole specie in inverno.
E’ dimostrato che la carenza di vitamina D determina una serie di problemi legati
essenzialmente al benessere delle ossa e del cervello; al contrario la giusta quantità
di questo prezioso elemento combatte la formazione dei radicali liberi responsabili
dell’invecchiamento cellulare.
Se parliamo poi della popolazione over 65, ecco che questa vitamina diventa
addirittura necessaria per prevenire e contrastare l’osteoporosi che potrebbe
affacciarsi a causa degli scompensi ormonali: con la giusta quantità di vitamina D
viene stimolato il giusto assorbimento di calcio nelle ossa a livello intestinale e
renale.
Il cervello trae numerosi benefici e si rigenera grazie alla vitamina D: la sua carenza
potrebbe portare allo sviluppo di malattie neurodegenerative, in quanto le cellule
tenderebbero ad invecchiare precocemente non riuscendo più a rispondere agli
stimoli sinaptici. E’ stata dimostrata infatti una correlazione tra Alzheimer, demenza
e schizofrenia e bassi livelli di vitamina D.
Ma come fare per capire se il nostro organismo sta assumendo le giuste quantità?
Una recentissima ricerca pubblicata sulla rivista “Nutrients”, ha previsto in un
prossimo futuro l’analisi del capello per valutare l’eventuale carenza da vitamina D.
Gli scienziati del Trinity College di Dublino e del St. James Hospital infatti hanno
studiato la quantità di vitamina D che si accumula nei capelli che crescendo di circa 1
cm al mese possono dare l’esatta indicazione della corretta assunzione o meno
nell’arco di un determinato tempo.
Attualmente l’unico modo per conoscere la quantità presente di vitamina D è
l’analisi del sangue che fotografa lo stato di salute in un particolare momento; si
punta dunque alla ricerca per individuare nuovi sistemi di diagnosi per questa
carenza che ha raggiunto più di un miliardo di persone.

Non è semplice trovare negli alimenti le giuste quantità di vitamina D, poiché non
sono di largo utilizzo o ne contengono poca: tra essi val la pena di menzionare l’olio
di fegato di merluzzo, le sardine ed il tuorlo d’uovo.
Un discorso a parte meritano quegli alimenti particolarmente ricchi di vitamina D2,
(ricordiamo che la vitamina D3 viene prodotta attraverso l’esposizione al sole) che
per molti sarà un piacere consumare e sono burro di cacao e cioccolato fondente.
Entrambi contengono una buona quantità di ergocalciferolo, vitamina D2.

Sergio De Napoli

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