Batteri fecali: un cellulare su 6 è contaminato

Fanno pensare i dati allarmanti diffusi dal rapporto Eurispes 2019 che attesta a 259 i morti in tutto il mondo a causa di selfie pericolosi.
Il dilagante fenomeno č stato stigmatizzato con il nome di KILLFIE ed attesta quanto la tecnologia senza freni stia alienando le nostre vite reali.
Ciō che mette tanta tristezza č l’incidenza di queste morti tra giovani e giovanissimi, consideriamo soltanto che 106 vittime avevano un’etā compresa tra 20 e 29 anni, mentre 76 di questi ragazzini avevano addirittura fra i 10 e i 19 anni!
La ricerca spasmodica del like ad ogni costo servendosi di gesta sempre pių estreme, č un segnale inquietante della vacuitā dei nostri tempi: i nostri ragazzi sono veramente disposti a morire per avere visibilitā sul web?
Purtroppo pare proprio di sė, stando al recente studio dell’India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi, che attribuisce agli incidenti ad alto rischio la causa principale dei decessi: annegamento e scontri fatali a bordo di auto lanciate a folle velocitā le cause principali di morte. L’ultima in ordine di tempo avvenuta in Italia pochissimi giorni fa, quando due ragazzi pubblicano su Facebook il video di quella che sarebbe stata l’ultima insana corsa in autostrada con l’auto lanciata oltre i 200 km/h che ovviamente sbanda e si schianta uccidendo i giovani, senza voler peraltro considerare l’altissimo rischio anche per gli ignari automobilisti in transito in quel momento. Ma il funesto elenco non finisce qui…
48 č il numero dei morti per cadute da alta quota per uno scatto estremo ed altrettante vittime a causa delle fiamme, 16 colpiti mortalmente da scariche elettriche, 11 da armi da fuoco e 8 uccisi da animali pericolosi ritratti incautamente.
Sembra che i cosiddetti selfie estremi siano una moda a cui molti giovani non riescono a sottrarsi, anche a costo di mettere a repentaglio la propria vita che perde di significato se on c’č qualcuno che la guarda; č una perversa tendenza creata dallo strapotere dei social network che esercitano un fascino innegabile ma molto, molto discutibile.
Il rischio, la sfida, il volersi mettere alla prova va benissimo quando si affronta la vita reale piuttosto che una competizione sportiva, ma ciō che resta incomprensibile ai pių, č lo spreco che si fa di ciō che dovrebbe essere la cosa pių importante, LA VITA, per una societā virtuale che promuove e premia la stoltezza.
Non lasciamo che la situazione ci sfugga di mano, cerchiamo di contrapporre a questa pseudo cultura dell’esibizione di sč, la riscoperta di valori semplici e reali e laddove č possibile, operiamo una sana censura in modo da moderare l’utilizzo della tecnologia relegandola al ruolo per cui evidentemente č stata progettata, senza diventarne schiavi.
Alcuni positivi segnali arrivano dal mondo della scuola, che insieme alle famiglie, svolgono un ruolo educativo nei confronti degli adolescenti pių vulnerabili ai richiami dei social network.
A Piacenza č nata la prima scuola “phone-free”, che pur non escludendo il supporto della tecnologia e la formazione digitale, argina lo strapotere e l’invadenza degli smartphone nelle aule scolastiche.