Le gravidanze che non giungano a buon fine per i più svariati motivi, si sa, causano un grosso dolore nelle mamme lasciando talvolta un segno indelebile che la donna porta con sè per tutta la vita.
La sofferenza dei padri, resta invece un territorio ancora abbastanza inesplorato mentre moltissimi uomini che hanno sperimentato questa esperienza, soffrono moltissimo provando un grosso dolore.
Pur non provando fisicamente la perdita, la gravidanza interrotta fa sentire il suo peso nelle personalità più sensibili ed empatiche.
A testimonianza di questo, un team di psicologi australiani studiosi della Adelaide University, ha studiato ed analizzato i comportamenti di un gruppo di uomini di età compresa fra i 33 ed i 45 anni che nei mesi precedenti avevano sperimentato una gravidanza interrotta vissuta attraverso l’aborto da parte della propria compagna.
Nella maggior parte dei casi questi uomini tendevano a sopprimere i propri sentimenti di dolore, sentendosi meno legittimati rispetto alla donna che poteva contare sulla solidarietà e la comprensione di famiglia, amici e conoscenti.
Essi sentivano la necessità di affidarsi ad un supporto psicologico che fosse di aiuto nel superare il difficile momento, ma soprattutto il ritorno al lavoro in tempi brevissimi è spesso risultato controproducente per poter metabolizzare la sofferenza; i colleghi si sono rivelati indifferenti e meno partecipativi rispetto ai comportamenti adottati quando si annuncia la nascita di un bambino.
Quasi tutti gli uomini oggetto di questo studio avrebbero voluto parlare più a lungo ed approfonditamente, sia della mancata paternità, che della salute maschile in generale con medici o con persone che potessero comprendere il dolore della perdita.
Invece questo non è nè ovvio nè scontato, come avviene per la donna che affronta un aborto, nei confronti della quale si erge un cordone di partecipazione e solidarietà.
La società dovrebbe considerare che anche il futuro papà sta male, solo che deve soffrire in silenzio poichè le attenzioni maggiori sono rivolte a colei che vive in prima persona e sulla sua pelle questo dramma.
Ovviamente il dolore è diverso per ciascun uomo, ma è importante che egli si senta “autorizzato” a piangere o a manifestare la sua sofferenza senza temere di sentirsi in secondo piano; la quotidianeità deve essere recuperata pian piano in un processo di accettazione del dolore, del vuoto che si è venuto a creare.
Questo potrà essere di aiuto anche per la donna che saprà di poter condividere la sofferenza, così come avrebbe condiviso la gioia della nascita, in un percorso difficile ma vitale che deve essere necessariamente fatto in coppia. Si diventa genitori insieme e pertanto in due va gestito anche il lutto che necessita di tempo affinchè possa essere elaborato e accettato per poter rientrare alla normalità.
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