Parkinson domande e risposte
Sul morbo di Parkinson si sprecano notizie di ogni genere molto spesso fuorvianti che generano confusione in chi cerca di saperne di più su questa malattia; vi sono molti malintesi che è bene chiarire per non confondersi e soprattutto per non generare paure prive di fondamento.
Cominciamo, semplificando al massimo, col dire che il morbo di Parkinson è una malattia neurologica degenerativa a causa della quale i neuroni dopaminergici gradualmente scompaiono; la dopamina è un neurotrasmettitore essenziale per controllare i movimenti del corpo in particolare quelli automatici come quelli facciali. Il paziente affetto da questa malattia deve pensare ai suoi movimenti che sino a quel momento venivano realizzati automaticamente; inoltre la dopamina è essenziale anche nella motivazione, il che spiega la caratteristica delle persone affette da questa patologia, di essere privi di interesse o apatici in senso generico.
Ovviamente questa patologia è molto articolata e la sua evoluzione varia da soggetto a soggetto così come i suoi sintomi; è importante però sfatare alcuni falsi miti o credenze comuni.
- NON tutti i pazienti sono affetti da tremori: effettivamente il tremore si manifesta in 2 pazienti su 3 ed in misura estremamente diversa e soggettiva.
- NON è una malattia muscolare: come dicevamo prima, è una degenerazione a carico del sistema nervoso centrale, che si manifesta fisicamente nello scarso controllo dei muscoli e dei movimenti. Il muscolo in sè per sè non è danneggiato, ma il suo controllo è ridotto e per questo tenderà ad indebolirsi.
- NON è detto che il morbo di Parkinson sia ereditario: è stata identificata una forma ereditaria che riguarda solo una piccola percentuale di pazienti che si aggira tra il 5 ed il 10% e la si può considerare se la malattia si manifesta precocemente intorno ai 40 anni di vita o si ci sono numerosi casi in famiglia.
- I FARMACI non curano la malattia, ma possono senz’altro ridurre i sintomi come i tremori o la lentezza; è consigliabile non rimandare l’inizio della terapia farmacologica, non perchè essa sia risolutiva nel ritardarne la progressione, ma sicuramente per migliorare la qualità della vita e per evitare fastidiose limitazioni nelle attività quotidiane.
- NON LIMITARE l’attività fisica che è importante praticare con regolarità adeguandola alle condizioni del paziente; l’esercizio fisico aiuta ad alleviare le inibizioni motorie causate dalla malattia ed è necessaria per i disturbi collaterali come l’insonnia e la depressione.
- PRENDERE IN CONSIDERAZIONE l’ausilio per la deambulazione senza sentirsi per questo inabili; bastoni o tutori sono necessari per ristabilire un certo equilibrio e per spronarci al movimento che non deve assolutamente essere eliminato. Anzi in questo modo si rimane attivi in maniera più sicura ed autonoma. Non trascurare neanche la consulenza e l’aiuto da parte di un fisioterapista, magari specializzato nella malattia di Parkinson.