Avere l’alito cattivo è un grave problema. Ma vivere a stretto contatto con una persona affetta da alitosi lo è altrettanto. Il problema però è sempre lo stesso: come dirlo senza urtare la suscettibilità della persona, magari spingendola a una visita dentistica o comunque a fare in modo da provare a risolvere il problema? L’idea innovativa è dell’ABHA, Associazione brasiliana di alitosi, che suggerisce un metodo indolore ma efficace.
Chiunque viva, nella vita privata o nel mondo del lavoro, a stretto contatto con una persona affetta da alitosi, può mandare una mail di segnalazione all’associazione, che poi provvederà a inoltrare un avviso a chi ha questo problema. Una mail che con estremo tatto segnala la problematica e invita a trovare una soluzione. Il tutto suggerendo le possibili cause e alcune soluzioni. Solo prendendo consapevolezza del disturbo, infatti si può iniziare a pensare di risolverlo.
Spesso chi è affetto dall’alitosi se ne rende conto ma per pigrizia non fa nulla per risolverlo. Altre volte chi è affetto da alitosi non si rende nemmeno conto di avere un alito cattivo insopportabile per gli altri, e magari vive questo problema senza nemmeno pensare a come risolverlo. Venire a capo di questa problematica consente una migliore relazione sociale e una maggiore disponibilità delle altre persone nei nostri confronti. Ecco dunque che l’iniziativa dell’ABHA si rivela particolarmente intelligente e interessante.
L’alitosi dai medici viene divisa in due categorie: quella transitoria, che riguarda il 90% della popolazione, e che dipende dalla scarsa igiene orale. Con una lavata di denti accurata va via, anche perchè spesso dipende proprio da un pasto abbondante o dall’assunzione di cibi a rischio.
Esiste poi l’alitosi patologica persistente che non viene risolta dall’igiene orale ma che dipende da patologie del cavo orale o da malattie sistemiche gravi come il diabete mellito, le epatopatie acute e l’insufficienza renale cronica.
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