Cos’è la medicina fisica e di cosa si occupa
Molto spesso sottovalutata, la Medicina Fisica e Riabilitativa è, come dice il nome, una branca della medicina nata negli Stati Uniti a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, per essere ufficialmente riconosciuta nel 1947 con la fondazione dell’American Board of Physical Medicine and Rehabilitation (Comitato Americano di Medicina Fisica e Riabilitazione). Da quel momento la disciplina è uscita dai confini nazionali statunitensi per espandersi a macchia di leopardo in Europa e nel resto del mondo.
Il fisiatra: chi è.
Il professionista della Medicina Fisica e Riabilitativa (o Fisiatria, termine coniato nel 1938 dal dott. Krusen) è il fisiatra: un medico (almeno in Italia) che deve avere intanto la laurea in Medicina e Chirurgia, con la specializzazione in questo settore. Solo successivamente a questo secondo ciclo di studi e dopo aver conseguito l’abilitazione come medico-chirurgo, la persona potrà sia operare in ambiente pubblico (ospedali e/o ambulatori) che privato (visite a domicilio).
Quasi mai il fisiatra opererà da solo: la sua sfera d’azione, la riabilitazione del sistema muscolo-scheletrico e nervoso successiva a malattie invalidanti e traumi, è il punto d’incontro di varie discipline (dall’ortopedia all’uro-ginecologia passando per la logopedia e il sostegno psicologico) che collaborano per ridare autonomia al malato. Il compito del fisiatra, dunque, non è quello di individuare la patologia ma egli, stando alla specifica malattia individuata dal professionista di riferimento, supporta l’intervento di questi con azioni fisiche (p.e. idroterapia o ultrasuoni).
Area di competenza.
Come già anticipato, la Fisiatria è una branca della medicina che opera in maniera multidisciplinare per ridare autonomia al malato, attraverso azioni fisiche sul suo corpo, a seguito di gravi patologie (p.e. oncologiche o neurologiche) o traumi.
In caso di collaborazioni con altri professionisti, normalmente è il fisiatra che detta tempi e modi sia del progetto riabilitativo individuale (obiettivi a breve, medio e lungo termine concordati con il paziente) che il programma riabilitativo individuale (ritmi, cicli terapeutici, tipologia di intervento decisi con l’équipe riabilitativa con cui il fisiatra collabora). Per questo motivo la sua preparazione è multidisciplinare: avendo a che fare prevalentemente con problemi di natura muscolo-scheletrica e nervosa, questo medico deve avere conoscenze generali su tutti gli aspetti fisici propri del corpo umano. Al momento della diagnosi, il fisiatra si occuperà dell’anamnesi (ovvero la “spiegazione” del paziente, la sua storia medica personale e familiare), si avvarrà di un esame obiettivo con eventuali approfondimenti strumentali.
Considerando che la disciplina non si occupa di combattere le cause della malattia (aspetto proprio delle scienze mediche specialistiche), ma cura le conseguenze del trauma o del morbo, è fondamentale per una buona riuscita di tutto il processo riabilitativo che il fisiatra tenga conto dell’aspetto emotivo della faccenda: chi si rivolge a questo medico è una persona che ha perso (speriamo in maniera provvisoria, ma può anche accadere che sia definitiva) in tutto o in parte la sua autonomia. Per questo motivo lo specialista, per quanto bravo, deve avere la piena collaborazione del paziente, altrimenti potrà fare ben poco: è fondamentale che sin da subito tra lui e il malato si crei un rapporto di estrema fiducia anche, se necessario, con un supporto psicologico esterno.
La Fisiatria nel futuro.
Sin dalla sua nascita, la Fisiatria è sempre stata considerata inferiore alle altre scienze mediche con le quali collabora strettamente (Ortopedia o Neurologia per esempio), in quanto si riteneva che tutti i progressi e gli sviluppi che questa sfruttava in realtà erano nati solo dalle scoperte delle altre branche. Ultimamente questa tendenza sta venendo meno e la Fisiatria sta ottenendo il posto che le spetta come scienza medica a tutti gli effetti.
Fondamentale è la ricerca: questa non si direziona, ovviamente, nello sviluppo di nuovi agenti patogeni (microrganismi, modifiche generiche etc.), ma mira alla scoperta di nuovi metodi e tecniche terapeutiche. Lo scopo di base è quello di creare strumentazioni e applicazioni pratiche utili a risolvere i problemi teorici evidenziati dalle discipline come la biomeccanica, la chimica o la bioingegneria.
Visto che la macchina più perfetta è proprio il corpo umano, la ricerca fisiatrica vuole creare applicazioni di alta tecnologia mirate proprio a ridare al fisico la sua propria autonomia. Questo non è da scienza medica “superiore”?