La depressione post-partum, affrontarla per sconfiggerla

Si è abituati a pensare alla maternità come un momento di grande gioia, ma è utile considerare allo stesso modo lo stravolgimento che irrompe nella vita di una donna e le difficoltà a cui bisogna andare incontro.
Le sfide da affrontare sono davvero tante e le novità che porta il nuovo arrivato spinge al limite le resistenze fisiche ed emotive delle mamme.
La percentuale di donne che soffre di ansia e depressione subito dopo aver dato alla luce il proprio bambino, si aggira intorno al 13%, ma nei paesi in via di sviluppo i problemi di natura psicologica possono arrivare a colpire il 20% delle neo-mamme.
Il conflitto interno è generato da una serie di fattori, primo fra tutti gestire la propria salute ed i cambiamenti inevitabili con la maternità.
C’è poi da considerare un altro importante aspetto, che è quello di sentirsi giudicate o peggio ancora inadeguate a questo nuovo ruolo, ed il pudore blocca spesso una legittima richiesta d’aiuto.
Ciò che nelle proprie aspettative avrebbe dovuto essere la gioia più grande, perde così di valore e significato, anzi si viene assaliti da una profonda tristezza mista a disinteresse per quel che concerne il bambino.
E’ di vitale importanza in questa fase, superare la paura e la vergogna di ammettere la presenza di un problema; occorre prendere coscienza che è necessario un aiuto esterno che possa impedire il deterioramento del proprio stato mentale che a lungo termine potrebbe anche portare a gesti sconsiderati.
Molte donne affette da depressione post partum, hanno dichiarato di sentirsi inadeguate nel nuovo ruolo di madre, anzi ritenevano di non esserne all’altezza e di non provare alcun trasporto affettivo ed istintivo nei confronti del piccolo Al tempo stesso il giudizio della società poteva condizionare ed amplificare la situazione di disagio, che molte mamme preferiscono nascondere per non essere giudicate negativamente.
Alcune donne temevano addirittura che una richiesta di aiuto e sostegno, potesse essere interpretata come “incapacità di essere una buona madre”, e pertanto alcune di loro hanno taciuto il proprio malessere nel terrore che i figli fossero loro sottratti.
A questo poi si aggiunge il comportamento superficiale di alcuni partner che ritengono la donna “istintivamente” capace di essere madre e delegando ad essa ogni compito materiale ed ogni decisione per le quali invece c’è sempre bisogno di essere in due.
Il segreto è PARLARE.
Non si è mai soli se si tende una mano per cercare aiuto, anzi inaspettatamente sono più di quelle che pensiamo, le persone che soffrono del nostro stesso disagio e che ci possono confortare non fosse altro che nel condividere le esperienze comuni senza vergogna e senza giudizio.